Caro Carlo,
nei giorni immediatamente successivi il voto del 6/7 giugno avevo seguito i tuoi interventi a proposito della campagna elettorale e della mancata elezione al Parlamento europeo. Solo recentemente ho però avuto modo di leggere il post (Ecco perché non sono entrato nel Parlamento europeo) che hai pubblicato nel tuo blog l’11 di luglio e ho pensato di rispondere pubblicamente, non solo a te ma a tutti coloro che sono vicini a Idv e si interrogano su questa come su altre vicende che agitano la vita di questo partito in una fase politica tra le peggiori della storia d’Italia.
Anche io, con te e molte altre persone, sono stata candidata come indipendente al Parlamento europeo con l’Italia dei valori. E come te ho condiviso, prima di ogni altra cosa, “un progetto politico fondato sulla difesa e sull’applicazione della Costituzione italiana”.
Questo progetto (per quanto riguarda me, avviato dalla proposta avanzata da Di Pietro su indicazione di Gianni Vattimo) aveva come perno l’avvio di un processo di rinnovamento interno all’Italia dei valori che trovava la sua espressione nelle tante candidature di indipendenti, donne e uomini della “società civile” le quali, vale la pena ricordarlo, costituivano la maggioranza dei nomi inseriti nelle liste. Le candidature di Sonia Alfano, Luigi de Magistris e Carlo Vulpio non sarebbero state sufficienti a convincermi di accettare a mia volta. Ciò che ho ritenuto qualificante è stato l’impegno preso con tante persone (e reciprocamente assunto da loro con Idv) perché quel percorso di cambiamento potesse veramente procedere in modo diffuso nel territorio, oltre e dopo gli esiti del voto relativi al Parlamento europeo, rendendo praticabile l’inclusione estesa di risorse, orientamenti ed esperienze fino a quel momento scarsamente rappresentati all’interno di Idv.
D’altra parte, dei sette parlamentari eletti con Idv a Strasburgo (Alfano, Arlacchi, De Magistris, Iovine, Rinaldi, Uggias, Vattimo) ben sei si sono presentati come indipendenti, confermando le attese motivate da quelle candidature. Il difetto consiste, più che nell’assenza di Vulpio, nel fatto che tra i sette eletti vi sia una sola donna! Tra l’altro, essendo l’età media delle donne candidate sensibilmente più bassa di quella degli uomini, si sarebbero presi, come si dice, due piccioni con una fava (senza vincolare il rinnovamento a un puro fatto anagrafico, questo dato ha pur il suo peso nel modo con cui si partecipa alla vita politica).
Detto questo, anche io ho “subito” un trattamento che non sempre ho ritenuto corretto da parte di Idv durante la campagna elettorale. A partire dalla composizione delle liste che (dagli impegni presi con me al momento della candidatura) avrebbero dovuto prevedere, nella circoscrizione in cui sono stata candidata, i nomi di Di Pietro e Rinaldi in testa di lista per poi seguire gli altri in ordine alfabetico. La motivazione di tale scelta mi era parsa un’ulteriore conferma della volontà di fare sul serio: tutti candidati “alla pari”, in un gioco di squadra che, pur facendo perno sulle rispettive esperienze e qualità delle persone, moltiplicava la sua capacità di attrazione proprio per la condivisione collettiva di un progetto. La testa di lista nella terza circoscrizione, invece, conteneva ben sei nominativi (quasi metà dei candidati, una sola donna), con ovvie conseguenze di minore visibilità e credibilità per coloro che da quel sestetto erano esclusi. Ma a mio parere con minore forza e credibilità per tutti, anche coloro che in quella rosa erano inclusi: un difetto (se non altro) di comunicazione, del quale spero si faccia tesoro per il futuro.
La forza della “terna” Alfano, de Magistris, Vulpio, come tu scrivi “simboli dei temi antimafia, giustizia, informazione”, sarebbe penso risultata ancor maggiore se avessimo voluto e saputo stabilire relazioni più strette tra noi, tutte e tutti noi candidati indipendenti presenti nelle liste di Idv, a prescindere dal sostegno “supplementare” del quale quei tre candidati (tre sulla carta, per lo meno) godevano da parte di Beppe Grillo, dei meetup e della Casaleggio. Hanno spesso prevalso altre logiche: diffuse resistenze, qualche personalismo, un modo noto di fare politica che è più facile riprodurre che cambiare. Nonostante questo, a me non è passata per la mente neppure un momento l’idea di ritirarmi dalla competizione, per una ragione su tutte. In quei due mesi scarsi di campagna elettorale ho avuto l’opportunità e il privilegio di conoscere, ascoltare, dialogare con moltissime persone, assetate, prima di ogni cosa, della possibilità di fidarsi dei propri candidati. Aver conquistato la loro stima (e ricambiarla) è per me uno straordinario obiettivo raggiunto dall’operazione voluta da Di Pietro, nella quale mi riconosco e alla quale sono orgogliosa di avere, per la mia piccola parte, contribuito. E, a quanti hanno votato me, posso dire che quei voti sono serviti a portare al Parlamento europeo persone oneste e capaci che svolgeranno con coerenza il compito cui sono chiamate.
Ora si tratta di non disperdere quel lavoro, quell’impegno, le ragioni che ci hanno condotto a compiere una scelta. Per questo sono certa, Carlo, che ci incontreremo ancora (al di là degli incarichi) nelle battaglie, aspre e numerose, che attendono chiunque condivida il nostro bisogno di vedere ripristinate le regole del confronto democratico, della giustizia e della legalità, della difesa dei più deboli, dell’affermazione dei diritti di piena cittadinanza per ogni persona che vive nel nostro Paese.
Per me, come da impegni presi con Antonio Di Pietro al momento della candidatura per le europee, significa restare con convinzione al servizio di questo progetto, accettando la candidatura per le prossime elezioni del Consiglio regionale del Lazio.
A livello locale e regionale la scommessa del 2010 è al tempo stesso ardua e decisiva: affermare la politica, che dovrebbe essere ovvia, del buon governo nella cosa pubblica. Un obiettivo, questo, distante anni luce dal concreto esercizio del potere che vediamo in atto quotidianamente. La possibilità che ciò avvenga passa attraverso due precondizioni: la scelta di candidati dalla indiscutibile onestà e la ricerca di alleanze fondate su precisi impegni programmatici e non azzoppate da intenti elettoralistici. La mia attenzione su questi due punti sarà estrema, poiché la mia posizione da indipendente richiede un atto di lealtà ancor maggiore nei confronti delle elettrici e degli elettori ai quali chiederò di confermare ed estendere la fiducia che mi hanno dato tre mesi fa. Quelle persone mi hanno votata conoscendo la mia collocazione di sinistra e la mia sensibilità verso i diritti che fondano la convivenza tra donne e uomini, indipendentemente dal colore della loro pelle, dalla lingua che parlano, dalle scelte familiari e sessuali che compiono, dai valori e dalle religioni nei quali credono o non credono.
Declinare i principi in azioni è la sfida della politica, se la politica non è asservita ai potenti, alle consorterie, alle associazioni criminali. Per farlo, oltre a sottoscrivere e sostenere il programma in dieci punti dell’Italia dei valori (qui il documento stampabile), io mi impegnerò direttamente e concretamente su questi obiettivi:
1. Trasparenza. Informare, semplificare, condividere: applicare queste regole alle attività e agli atti pubblici è una delle condizioni per ridurre gli sprechi, combattere l’evasione fiscale, eliminare i privilegi, tagliare i costi della politica e imporre la cultura del merito.
2. Libertà digitali. È necessario diffondere e moltiplicare la partecipazione e condivisione proprie del “popolo della rete”, utilizzandole come volano e supporto per superare i gap tecnologici, eliminare le barriere nell’accesso e favorire la partecipazione diretta dei cittadini alla vita pubblica. Diffusione della banda larga, gratuità delle connessioni, educazione all’uso di Internet sono interventi urgenti. Così come è urgente, anche a livello locale, definire una Carta dei diritti digitali che garantisca la libertà della circolazione e condivisione dei contenuti in rete.
3. Istruzione, cultura, ricerca. La democrazia vive dove l’ignoranza viene combattuta quotidianamente con ogni mezzo. Investire sul futuro, sulle capacità e le aspettative mortificate dei giovani non è un’opzione tra tante ma l’unica in grado di restituire all’Italia la fiducia in sé e nelle proprie migliori risorse. Non si tratta solo di spendere di più ma di spendere meglio: introdurre e far valere la cultura del merito e della valutazione contro favori e protezioni, premiare l’ingegno innovativo e creativo a svantaggio della semplice riproduzione dei saperi e della ricerca del guadagno, valorizzare il talento delle donne e coltivare le eccellenze in ogni campo.
4. Ambiente e salute. La Terra è principio e condizione di vita: continuare a depredarla significa mettere a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. Il governo del territorio deve difendere ed estendere la tutela dei beni comuni, vincolare ogni decisione su energia, gestione dei rifiuti, accesso alle risorse primarie alle insindacabili priorità della difesa della salute e dell’ambiente. Dobbiamo essere consapevoli dei limiti delle risorse naturali, impegnandoci individualmente e collettivamente a risparmiarle e distribuirle equamente, penalizzando le iniziative che antepongono il profitto di pochi al bene di molti. Possiamo avviare azioni precise, con il territorio a farci da guida, innestando un circolo virtuoso che punti da subito all’utilizzo delle energie rinnovabili, al riciclo dei rifiuti, all’edilizia biocompatibile, alla riduzione e azzeramento delle emissioni nocive.
5. Diritti civili. La cittadinanza si realizza attraverso l’equilibrio tra libertà e responsabilità. Attribuire pari dignità alle scelte sessuali, religiose, familiari di ogni persona passa per il riconoscimento di un diritto e non tramite la concessione di un permesso. Occorrono politiche attive di garanzia ed estensione delle libertà per le coppie di fatto, per le scelte riproduttive e per il fine vita, affidandosi alle competenze e al buon senso prima ancora che a sofisticati apparati di legge. L’inadeguatezza delle iniziative anti-discriminatorie è evidente: l’inserimento in un contesto sociale si promuove estendendo i diritti connessi ai doveri di ciascuno, per esempio riconoscendo l’elettorato attivo a livello locale a tutti i residenti come avviene in molti paesi europei.
Su questi cinque punti aprirò un confronto e chiederò aiuto e collaborazione a tutte e tutti coloro che vorranno partecipare, attraverso il blog e in ogni sede che sapremo individuare, per riempirli di concrete proposte e far camminare le nostre idee. E mi auguro di trovarmi ancora al fianco di Carlo Vulpio in questo impegno.
7 commenti da “Lettera aperta a Carlo Vulpio (a proposito delle recenti elezioni europee e altro)”
Luisa, di persone come voi abbiamo bisogno. E se l’Idv è arrivata all’8% lo deve in gran parte alle candidature indipendenti.
Ho letto con molto interesse questo post. Mi piace molto il tuo approccio, completamente propositivo ed ho imparato anche qualcosina. Sai! non si finisce mai di imparare. Ne farò tesoro e cercherò di imitare il tuo atteggiamento politico molto costruttivo. Approfitto anche per comunicarti una proposta dei giovani dell’Idv che mi riguarda: http://www.facebook.com/group.php?gid=131363298691
e che se mai dovesse concretizzarsi mi farà richiedere sicuramente i tuoi consigli.
Con ammirazione per l’equilibrio che dimostri
Un abbraccio
Saverio
Grazie, Alessandro.
Di persone come voi giovani di Idv ha bisogno il nostro Paese :)
Ciao Saverio,
avevo già letto la proposta di candidarti come capolista per le regionali in Calabria: i consigli, come le idee, sono a disposizione.
Un abbraccio a te
Luisa
Grazie Luisa,
grazie due volte.
La prima per aver prestato attenzione alla questione (non solo personale) sollevata da Vulpio.
La seconda per aver scelto di non abbandonare un progetto politico a mio avviso oggi necessario, mettendo lucidamente in conto tutte le difficoltà umanamente e logisticamente inevitabili in politica. Le solide ragioni che esponi a sostegno della tua scelta le condivido tutte.
Vorrei però spendere due parole su Vulpio.
Personalmente ho apprezzato molto la sua versione, la cosa che in essa mi ha più colpita è la ‘leale’ coerenza con cui Vulpio ha reso trasparenti le dinamiche di una difficile campagna elettorale, in cui sono inevitabilmente in gioco molte cose personali e di principio. Nelle parole di Vulpio si legge molta amarezza, ma soprattutto la fatica di scelte difficili da compiere tempestivamente in corso d’opera, con la consapevolezza delle aspettative riposte nel candidato/a da parte di tanti o di pochi (non ha importanza), comunque di altri da te. Una consapevolezza che unitamente alla coerenza con se stessi fa da guida in quelle scelte, orientandole lungo un percorso quasi mai lineare, non per nostra volontà, e pieno di incroci.
Per certi versi, tutto questo si riflette in modo appunto speculare nello stato d’animo e nelle scelte dell’elettore, il quale a volte si sente ancora più combattuto e soprattutto impotentente.
Per questo, ritengo che sia fondamentale la sinergia cui tu fai appello tra elettori ed eletti e candidati non eletti, che però sono stati comunque scelti da molte persone per essere rappresentati. La progettualità politica non si esaurisce in una candidatura e in una campagna elettorale.
Spero che Vulpio continui da protagonista ad essere dei nostri.
Grazie a te, Mezza penna.
Con la mia lettera, rispondendo a Vulpio, ho proprio voluto segnalare che dobbiamo impegnarci perché persone come Carlo Vulpio rimangano con noi. E che a tal fine è essenziale quella “progettualità politica” che “non si esaurisce in una candidatura e in una campagna elettorale”, come tu giustamente scrivi.
Ragioni per essere protagonisti di questo processo ce ne sono a iosa e nei prossimi mesi il compito maggiore sarà quello di mostrare come l’Idv può rappresentare, non solo il baluardo dell’opposizione e della giustizia, ma la garanzia per la migliore alternativa di governo in Italia.
Buon lavoro a tutti noi!
Sono d’accordo con tutti i punti del programma, mi accontenterei se almeno uno fosse portato a termine. Voglio ricordare che nel 2012 dobbiamo fare i conti con il protocollo di Kyoto e ci sarà una multa miliardaria da pagare, visto che non abbiamo rispettato i protocolli di abbassare le emisioni di CO2. Se spingessimo un po piu sul fotovoltaico, ci farebbe solo bene, anche se sono consapevole che ci sono tanti altri problemi da risolvere… purtroppo.