Da solerte custode della legalità, il senatore del Pdl Raffaele Lauro interviene con un suo disegno di legge al fine di punire severamente (da tre a dodici anni di reclusione) “chi istiga a commettere delitti contro la vita e l’incolumità delle persone o ne fa apologia”. E aggiunge che “se il fatto è commesso avvalendosi di comunicazione telefonica o telematica (internet e social network), la pena è aumentata”.
Senza entrare nel merito del disegno di legge, per ora noto solo attraverso le sintesi di stampa, valgono su questo ennesimo provvedimento le considerazioni fatte più volte e che indicano nei magistrati gli unici titolati a comminare sanzioni per reati di qualsiasi tipo compiuti sulla rete. Ci sarà da capire quale perversa logica dovrebbe però condurre ad aumentare la pena nel caso in cui il reato sia stato compiuto su Internet piuttosto che sulla pelle di qualcuno.
Confidiamo nel senatore Lauro, poiché lui, della rete, è uno che se ne intende.
Si è infatti occupato, attraverso una mozione recentemente presentata, dei “nativi digitali” (i nati nell’era di Internet), auspicando l’avvio di “un metodo di confronto fra famiglie e scuole” e l’assunzione di “una prospettiva culturale complessa, ponendo attenzione a un itinerario di uso progressivamente più autonomo, in cui la sorveglianza dell’adulto sfumi in modo consapevole verso l’attribuzione di una responsabilità progressivamente più piena ai giovani”.
Sembrerebbe il richiamo dettato dal buon senso di un moderato padre di famiglia, ma l’ansia per le potenzialità nascoste nella rete appare nella sua pienezza quando il nostro parla degli effetti del divario digitale tra genitori e figli:
“Altri effetti, più subdoli e altrettanto pericolosi sono lì a minare le basi delle nostre certezze. Il primo effetto del digital divide generazionale è quello di ribaltare i ruoli: il genitore dovrebbe naturalmente avere la funzione di insegnare ai figli come stare al mondo. Il digitale lo mette nella funzione di colui che deve apprendere dal figlio, con conseguente perdita di autorevolezza. Chi nella scala sociale era up diventa down, e viceversa. Questo non è un bene né per i genitori, né per i figli, come lo psicologo e il buon senso potranno dimostrare”.
Altro che “prospettiva culturale complessa”: Lauro è ansioso di ripristinare l’ordine rassicurante dell’autorità familiare e il “corretto” rapporto tra le generazioni.
Ma c’è dell’altro. “Ciò che sfugge ancora alla generazione adulta, mentre i giovani lo sanno senza bisogno di apprendimenti specifici, è la capacità di appropriarsi fino in fondo delle infinite possibilità relazionali, della creatività nuova e diversa offerta dagli strumenti, in altre parole la capacità di creare nuovi modi e mondi di relazione”.
Questa possibilità di creare nuovi modi e mondi di relazione, liberi dal controllo di chicchessia, è ciò che il senatore Lauro e molti altri temono della rete.
E il disegno di legge appena presentato non è che un atto della guerra aperta su più fronti – dal diritto d’autore alla delega ai provider sul controllo dei contenuti, dalle limitazioni allo streaming al contrasto dell’anonimato, eccetera eccetera – che questi signori hanno dichiarato contro Internet.
Per questo mercoledì 23 dicembre, alle 17.00, ci troveremo a Roma, in Piazza del Popolo, ad affermare la nostra determinazione nel volere una Libera rete in libero Stato.
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