Ma fermatevi a pensare per un momento cosa può significare equiparare qualsiasi contenuto di video informazione che viaggia nella Rete alle regole delle emittenti televisive. Riepilogate nella vostra mente ogni video che avete visto scorrere sul vostro schermo: le risate per qualche servizio beffardo, l’indignazione per un pezzo di denuncia, la gioia per aver appreso informazioni che nessun telegiornale o talk show vi racconta.
Ecco, ora pensate alla possibilità che questi contenuti siano disponibili a un prezzo così alto, per la libertà di chi li ha fatti circolare finora, da non essere, di fatto, più utilizzabili.
Se venisse approvato il decreto Romani la conseguenza sarebbe di trasformare la Rete in una grande Tv, come suggerisce Guido Scorza.
Così Enzo (video qui sotto) e Claudio hanno pensato di appellarsi a Mr. Obama. E il 20 febbraio alle 16 ci troveremo a piedi scalzi, incatenati e bendati, davanti all’ambasciata degli Stati Uniti a invocare il Presidente perché salvi la Internet italiana:
Qui il gruppo su Facebook dei 60 audaci e qui il blog dei corsari della Rete.
4 commenti da “Qualcuno ci prenderà per pazzi”
Grazie Luisa per la completezza dell’informazione sul decreto.
La situazione ha dell’incredibile e molti cittadini non sono neppure in rete o non seguono con consapevolezza l’evoluzione di queste pesanti restrizioni.
Da far circolare!
Silvia
Grazie a te del commento, Silvia.
E’ importante far circolare l’informazione: la libertà della Rete è in pericolo, per ignoranza o per colpa. Ma non si può stare a guardare che a Internet accada ciò che in Italia è avvenuto per la Tv.
Luisa
on febbraio 18th, 2010 at 10:09 #
[…] • L’Espresso (pag. 64) • Il Fatto Quotidiano • Piovonorane.it • Beppegrillo.it • Luisacapelli blog • Gruppo su Facebook (8.297 iscritti) e molti […]
speriamo riesca nell’intento di sollevare un briciolo d’attenzione,ottimista in tal senso non lo sono,di sicuro merita plauso l’iniziativa di Claudio ed Enzo ma dobbiamo metterci in testa di dover combattere per i nostri diritti,il periodo pantofolaio e’ finito e le piazze devono ritornare l’alveo del dissenso popolare.