categorie: libertà digitali
Se mai potevamo avere dei dubbi sull’uso politico che sarebbe stato fatto del gesto del folle Tartaglia, ecco qua la dichiarazione del sottosegretario Alfredo Mantovano a proposito dei controlli che scatteranno sulla Rete:
“La nostra polizia postale e le altre forze di polizia, con tutti i limiti che un intervento di questo tipo comporta, sia tecnici, sia di normativa, cercheranno di capire e di individuare chi ha lanciato messaggi di minaccia o di odio”.
Chiunque abbia rifiutato di piegarsi all’informazione regolamentata, alla giustizia compiacente, all’opposizione consociativa è avvertito.
Alessandro Gilioli con Guido Scorza, Sergio Maistrello e Raffaele Bianco hanno messo insieme un gruppo di imprenditori, politici, manager, blogger, giuristi e altri, concordando il testo di una Carta per la liberazione dell’Wi-Fi italiano, soffocato dal decreto Pisanu.
Ho sottoscritto la Carta, e ne continuo a promuovere la diffusione, sintetizzando le ragioni che trovate estesamente raccontate qui.
Il 31 dicembre 2009 sono in scadenza alcune disposizioni del “decreto Pisanu” che vincolano la concessione dell’accesso a Internet nei pubblici esercizi a una serie di obblighi quali la richiesta di una speciale licenza al questore e l’obbligo, per i gestori di tutti gli esercizi pubblici che offrono accesso a Internet, all’identificazione degli utenti tramite documento d’identità.
Queste norme furono introdotte per decreto pochi giorni dopo gli attentati terroristici di Londra del luglio 2005: dovevano essere provvisorie, sono scadute due volte (fine 2007 e fine 2008) ma per due volte sono state prorogate. Sono norme che non hanno corrispettivo in nessun Paese democratico e tra i loro effetti nefasti c’è il freno alla diffusione di Internet via Wi-Fi, cioè senza fili. Gli oneri causati dall’obbligo di identificare i fruitori del servizio sono infatti un gigantesco disincentivo a creare reti wireless aperte.
Questa legge ha assestato un colpo durissimo alle potenzialità di crescita tecnologica e culturale di un paese già in ritardo su tutti gli indici internazionali della connettività a Internet, muovendosi in direzione opposta al movimento di apertura della Rete, grazie alle tecnologie wireless e a un’idea della libertà dell’accesso condiviso da privati, istituzioni e locali pubblici.
Questa politica rappresenta una limitazione nei fatti al diritto dei cittadini all’accesso alla Rete e un ostacolo per la crescita civile, democratica, scientifica ed economica del nostro Paese.
Per questo, in vista della nuova scadenza del 31 dicembre, chiediamo al governo e al parlamento di non prorogare l’efficacia delle disposizioni del Decreto Pisanu in scadenza e di abrogare la previsione relativa all’obbligo di identificazione degli utenti contribuendo così a promuovere la diffusione della Rete senza fili per tutti.
Il comune sentire delle decine di migliaia di persone che ieri erano in Piazza del Popolo ci servirà per qualche tempo a sapere che siamo in molti, molti più di quanti a volte vorrebbero farci credere.
Ma c’è una domanda che da ieri mi pongo senza riuscire a darmi una convincente riposta.
Perché nelle parole degli oratori che sono intervenuti in Piazza del Popolo, salvo un accenno del costituzionalista Valerio Onida, la rete è stata completamente assente?
Possibile che tra i tanti interventi di ieri non abbia trovato spazio un blogger di coloro che hanno organizzato lo sciopero della rete del 14 luglio scorso, o uno tra quelli (tanti, tantissimi) che hanno contribuito a rendere la manifestazione di ieri quella cosa grande e bella che è stata?
Possibile che in Italia, nel 2009, la difesa della libertà di informare e di conoscere, in un appuntamento come quello di ieri, si limiti a parlare del mondo della carta stampata e della tv?
Gli attacchi alla libertà della rete, negli ultimi mesi, sono stati pesanti e reiterati (per approfondimenti sullo stato delle “leggi di Internet” qui un riepilogo aggiornato). Li ricordo sommariamente:
– Art. 60 del decreto S773 C2180 “sicurezza” (Gianpiero D’Alia, Udc): prevedeva l’imposizione ai provider, da parte del ministero dell’Interno, di controllare e filtrare i contenuti immessi nella rete e ritenuti illegittimi;
– Disegno di legge C2195 (Gabriella Carlucci, PdL): prevede l’abolizione di ogni forma di anonimato in rete ed estende a Internet le norme sulla diffamazione che si applicano alla stampa;
– DDL C2455 diritto all’oblio (Caterina Lussana, Lega Nord): riconosce ai cittadini sottoposti a processo penale la garanzia che, decorso un certo periodo di tempo, le informazioni (immagini e dati) riguardanti i propri trascorsi giudiziari non siano più attingibili da chiunque.
– DDL intercettazioni (Angelino Alfano, PdL): nel decreto che limita la possibilità di ricorrere alle intercettazioni a scopi giudiziari e ne restringe la pubblicazione, l’articolo 18 estende ai “siti informatici” l’obbligo di rettifica entro 48 ore;
– DDL C881 modifiche al codice penale (Gaetano Pecorella ed Enrico Costa, PdL): estensione ai “siti internet aventi natura editoriale” le norme della Legge sulla stampa in materia di diffamazione, di ingiuria e condanna del querelante.
Ce n’è abbastanza per allarmarsi e considerare la rete oggetto di un’aggressione specifica che andrebbe puntualmente contrastata, senza abbandonare gli utenti e i produttori di contenuti su Internet alla propria autodifesa (si veda, per tutte le iniziative nate in questi mesi, quella di Diritto alla rete, che ha indetto lo sciopero dei blogger del 14 luglio).
Sarebbe stato bello se ieri la difesa della libertà nella rete, il diritto alla condivisione delle informazioni e alla conoscenza, che Internet come nessuna altra forma della comunicazione oggi consentono, fossero stati tra i punti qualificanti degli interventi dal palco.
Informazione: NO al guinzaglio. Diritto di sapere, dovere di informare.
Questo è lo slogan della manifestazione convocata per domani alle 15.30 a Piazza del Popolo a Roma.
Roberto Saviano “Cosa vuol dire libertà di stampa” riassume su Repubblica di oggi le ragioni per ribellarsi alla limitazione della libertà di informare e informarsi dovute all’attuale (di fatto) monopolio televisivo e allo strapotere esercitato su gran parte degli organi dell’informazione a stampa.
La mia adesione alla manifestazione di domani è ulteriormente motivata da tutte le proposte di regolamentazione, restrizione e controllo dell’espressione in rete, sottoposte negli ultimi mesi alla discussione parlamentare dal governo e dai suoi rappresentanti.
Sul blog di Diritto alla rete si può sottoscrivere e partecipare all’appello dei blogger: “un post per la libertà d’informazione in rete”.
A domani.
Per chi si trova a Roma, l’appuntamento è alle 19.00 a Piazza Navona.
Per la prima volta nella storia della Rete i blog entrano in sciopero con una giornata di rumoroso silenzio contro il disegno di legge Alfano, i cui effetti sarebbero quelli di imbavagliare l’informazione in Rete.
Il cosiddetto obbligo di rettifica, pensato sessant’anni fa per la stampa, se imposto a tutti i blog (anche amatoriali) e con le pesanti sanzioni pecuniarie previste, metterebbe di fatto un silenziatore alle conversazioni on line e alla libera espressione in Internet.
La rete è un diritto, diritto alla rete.