categorie: regionali 2010
Il Presidente Napolitano per ora ha detto NO. Berlusconi, nell’incontro di ieri sera, gli ha proposto un decreto che sposti di qualche giorno la data delle elezioni e consenta di riammettere tutte le liste escluse.
Napolitano ha detto pure “aspettiamo le sentenze dei TAR”, i tribunali regionali che stanno vagliando, in Lombardia e nel Lazio, l’ammissibilità o meno delle liste nella prossima competizione elettorale. Cosa possiamo aspettarci da queste sentenze, a soli 23 giorni dal voto?
Ipotesi 1: tutte le liste vengono riammesse. Si tratta di una possibilità ritenuta assai improbabile.
Ipotesi 2: in Lombardia viene esclusa la lista Formigoni e con essa tutte le liste apparentate; nel Lazio viene esclusa la sola lista del Pdl. In questo caso, in Lombardia gli elettori del centro destra si troverebbero privi dei partiti di riferimento da votare, mentre nel Lazio potrebbero far convergere i loro voti sulle liste della candidata Polverini e degli altri partiti apparentati.
Ipotesi 3 (data per probabile questa mattina da diversi commentatori): la lista Formigoni in Lombardia viene riammessa, dunque in quella regione gli elettori del Pdl avrebbero il loro candidato da votare. Nel Lazio, invece, viene confermata l’assenza della lista Pdl dalla provincia di Roma per mancata presentazione ma restano tutte le altre di sostegno a Renata Polverini.
Tutti e tre questi scenari hanno una sola e unica causa: la superficialità e l’arroganza di coloro che avrebbero potuto e dovuto rispettare la legge e non lo hanno fatto, confidando nella possibilità di “sistemare” le cose nel solito modo, aggirandola o cambiandola come gli fa più comodo. E il risultato è che, ancora una volta, non si discutono problemi e soluzioni che partiti e candidati propongono ai cittadini e gli elettori vengono ridotti a spettatori.
Il risultato è che non si parla degli sviluppi dell’inchiesta sulla protezione civile o delle limitazioni alla libertà cui è sottoposta l’informazione della Rai.
In tutti i casi, le grida sconnesse che provengono da molti esponenti della destra, “rapina”, “siamo pronti a tutto”, “daremo una prova di forza”, dovrebbero rivoltarsi contro quei signori dei loro partiti le cui faccione ancora campeggiano sui muri delle nostre città.
Quelli che hanno già speso decine e decine di migliaia di euro per assicurarsi un seggio in consiglio regionale continuando a fare da lì i propri interessi e non certo quello dei cittadini che li avrebbero votati; quelli che li manovrano, finanziando le campagne elettorali loro e quelle dei candidati presidenti: è dedicata a loro la legge che pensano di partorire. E con loro se la dovrebbero prendere gli elettori del centro destra eventualmente impossibilitati a votarli.
Siamo alle solite: in questo Paese, per alcuni, il rispetto della legge è un optional. In fila ci sta sempre qualcun altro: loro c’hanno di meglio da fare.
La dinamica dei fatti è ormai chiara, come documentato da varie fonti (Corriereweb, ilsalvagente): la documentazione completa per la presentazione della lista del Pdl alle prossime elezioni regionali nella provincia di Roma è arrivata in ritardo rispetto al termine ultimo fissato alle 12.00 di ieri, 27 febbraio 2010.
Non mi appassiona conoscere le ragioni per le quali il maggiore partito che sostiene la candidata Polverini sia incorso in tale pasticcio: incapacità, sprezzo delle regole, regolamento di conti interno.
Mi pare anche irrilevante discutere ora sulla legittimità o funzionalità delle regole che presiedono il corretto esercizio di un diritto democratico come le libere elezioni. Queste regole esistono, non si possono cambiare in corso d’opera e tutti siamo vincolati a rispettarle, anche coloro che le criticano.
Stupisce perciò l’appello rivolto da Renata Polverini e Gianni Alemanno al Presidente Napolitano, dove si sostiene: “riteniamo che vada in ballo la democrazia se si ostacola la presentazione di una lista che falserebbe tutti i risultati delle elezioni regionali”. Qua nessuno ha ostacolato nulla e ridurre le regole di presentazione delle liste a un “fatto burocratico” è un sintomo pericoloso di arroganza che una candidata alla presidenza della regione dovrebbe evitare.
Centinaia di migliaia di giovani in Italia presentano ogni anno pile di documenti per partecipare a concorsi nei quali ripongono, spesso a ragione, men che esigue speranze; tante imprese oneste partecipano a gare delle quali si conoscono i vincitori prima che vengano aperte le buste delle offerte; milioni di cittadini si sottopongono al calvario delle domande a uffici pubblici privi di siti internet e ostili all’autocertificazione. Ma lo facciamo, rispettosamente e in silenzio, anche quando ci vorrebbe una rivolta popolare.
Da più parti si invoca già una “soluzione politica” che non escluda il Pdl dalla competizione elettorale nel Lazio. Io preferisco battermi e vincere gli avversari sui programmi e gli impegni che ogni partito e candidato assume con gli elettori.
Ma facciano attenzione i partiti (e conservi la sua autonomia di giudizio l’Ufficio centrale regionale del Lazio presso la Corte d’Appello) a non sommare un pasticcio a un altro: la disaffezione di tante persone verso i partiti e la politica risulterebbe ulteriormente motivata da un escamotage che ancora una volta salverebbe il più forte.
Abbiamo rinnovato il mio blog. Mi hanno aiutato gli amici di nois3lab che condividono le comuni battaglie per la rete libera, emettendo una fattura al salato prezzo di 1 euro.
Da oggi parte il tam tam in rete e sono attivi nuovi strumenti di partecipazione: condividete i contenuti del blog se vi sembrano degni, se avete un account su Facebook diventate fan della mia pagina pubblica (il mio profilo è quasi saturo) e se usate Twitter seguitemi anche là. Grazie.
A dir la verità non li ho mai sopportati, quei faccioni che incombono sui marciapiedi e all’ennesimo strato sembrano volerti sopraffare.
Quello visibilmente ritoccato della signora di mezza età, quello con il bambino in braccio, quell’altro che ammicca a farti complice di chissà quali segreti: tutti con la comune caratteristica di essere simboli dello sperpero di quattrini tipico dell’attuale panorama politico.
Un orrore, anche quando sono incollati negli spazi regolari.
Se poi vengono piazzati in ogni dove, contravvenendo alle leggi e imbrattando le nostre città e paesi, ben vengano i “cittadini stacchini”: iniziativa encomiabile partita da alcuni blog (06blog.it, Degrado Esquilino, Riprendiamoci Roma) che ha riscosso successo e sollecitato finalmente l’intervento del Comune. Staremo a vedere, noi continuiamo a vigilare, fotografare e… staccare.
Anche perché, nel frattempo, dentro il decreto “mille proroghe” alcuni parlamentari della Lega hanno infilato un emendamento per evitare la multa a chi attacca negli spazi abusivi.