categorie: talenti (spesso) sprecati

Il lavoro editoriale: un questionario

Qualche mese fa Precariementi mi ha chiesto di rispondere ad alcune domande sugli stage non retribuiti: l’intervista la trovate qui.

Oggi segnalo l’iniziativa di Generazione TQ che mira alla raccolta di informazioni sul lavoro editoriale attraverso un questionario che invito a compilare e a diffondere perché sia completato da molte persone.

Conoscere le condizioni di coloro che lavorano, a vario titolo, nelle case editrici mi pare irrinunciabile, come scrivono gli estensori del questionario,

 per dire la nostra con cognizione di causa e per meglio organizzare azioni che davvero possano incidere sullo stato di cose presente.
Si tratterà di una ricognizione non esaustiva, naturalmente, ma potrà fornire “una serie di dati da cui estrapolare alcune considerazioni più generali”.

Comunicazioni di servizio dei tempi presenti

Ricevo e pubblico (chissà che non ci siano filantropi tra i lettori):

Egregi Professori,
a causa delle note difficoltà finanziarie, La Biblioteca non potrà procedere all’acquisto dei testi in adozione per gli esami previsti per l’a.a. 2011/12. Chiedo di valutare la possibilità, laddove sia possibile e nell’interesse degli studenti, di fornire alla Biblioteca una copia dei testi d’esame.

L’immagine è di ptwschool.com

Il lavoro al futuro

Una regione per cervelli fertili, questo vorrei che divenisse il nostro territorio.

Un luogo dove le intelligenze e la creatività siano premiate, dove lo studio e la ricerca siano considerate una preziosa risorsa per tutta la comunità e non un peso per le famiglie o un inciampo del quale liberarsi al più presto.

Investire nel futuro dei giovani, fare in modo che lo studio divenga un piacere si può e si deve fare. L’estensione delle borse di studio, una politica degli alloggi a prezzi contenuti, abbonamenti gratuiti per la mobilità locale, luoghi collettivi per la ricerca e lo studio, accesso alla formazione, stage retribuiti: sono impegni che la regione deve assumere per cambiare il volto delle nostre città e dei nostri paesi, trasformandoli in poli di sviluppo e richiamo internazionale. Va estesa e resa un diritto universale (e non solo un sostegno ai più bisognosi) la legge sul reddito minimo garantito, considerandola un diritto di tutti, soprattutto dei giovani.

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Numerose attività di formazione e ricerca sono finanziate dall’Unione Europea: è necessario e possibile un utilizzo più ampio di tali fondi, esercitando un controllo e una valutazione puntuali su beneficiari e risultati conseguiti.

Valorizzare l’inventiva e il talento dei giovani significa premiare le eccellenze: università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e private possono concorrere alla costruzione di una rete interuniversitaria, aperta alla collaborazione con le imprese, stimolando lo sviluppo della creatività, in particolare di giovani e donne, e sostenendo le iniziative indipendenti. Ricerca scientifica e innovazione tecnologica, integrate con le arti e i beni culturali, possono attrarre risorse e determinare uno sviluppo imprenditoriale utilizzando un contesto, quale il nostro, unico al mondo.

I lavori della conoscenza sono e saranno sempre più il volto del nostro secolo: la formazione permanente, la mobilità e il cambiamento rappresentano la vera sfida del futuro. Il desiderio di migliaia di giovani, non è un posto fisso magari ottenuto per favore, ma di vedere riconosciuto il proprio valore e di poter partecipare alla crescita della propria comunità.

L’aria che piace al Presidente Napolitano

Il Presidente della Repubblica, in visita a Tor Vergata, ha detto, compiaciuto: “Qui si è respirata una bella aria, altrove c’è la bolgia“.

Non so a cosa si riferisse Napolitano, non avrei comunque potuto saperlo.

La conferenza per il 150 anno dell’Unità d’Italia alla quale il Presidente è intervenuto, organizzata dalla Facoltà di Lettere dell’Università presso cui insegno da cinque anni, era infatti riservata ai soli invitati, ai docenti ordinari e senatori accademici dell’Ateneo.

Preclusa quindi ai docenti a contratto, ai ricercatori, agli studenti. Anzi, la Facoltà per l’occasione è stata proprio chiusa a tutti coloro che la animano quotidianamente, le persone che rendono le università quei luoghi aperti alla ricerca, alla condivisione e produzione del sapere.

Forse al Presidente farebbe bene una maggiore disponibilità all’incontro e al confronto con i giovani che dovrebbero rappresentare il futuro del nostro Paese.

Nel video qui sotto la visita di Napolitano all’Università della Calabria l’anno scorso. Anche in quella occasione, nella platea tanti politici e accademici…

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Parole in libertà

Parole in libertà: Tremonti dice oggi che il posto fisso è alla base della società.

Sorvoliamo sul fatto che per anni ha sostenuto il contrario, inneggiando alla flessibilità come sistema per premiare merito ed efficienza.

Sorvoliamo sul fatto che un altro ministro del suo Governo pronuncia quotidianamente anatemi sul posto fisso.

Ma qualche esempio europeo il nostro creativo ministro potrebbe anche studiarselo. Scoprirebbe che per dare stabilità e sicurezza contano assai più gli ammortizzatori sociali e un sistema efficace di servizi e supporti alla disoccupazione, alla formazione continua e alla riqualificazione. Quell’insieme di garanzie che vanno sotto il nome di stato sociale e che ha tra i suoi punti essenziali il riconoscimento del salario di cittadinanza.

Un esempio per tutti, la Danimarca.

Qui il tasso di disoccupazione è sotto al 3%, tra i più bassi d’Europa. Ma quasi un terzo dei lavoratori cambia impiego ogni anno (mica pochi: circa 800mila persone su un totale di 2 milioni e 800mila). Come? Con un sistema di riqualificazione e sostegno che consente non solo di trovare un altro lavoro, ma di trovarlo migliore del precedente, e con un tempo medio per rientrare nel mondo del lavoro di circa 17 settimane. Con un assegno di disoccupazione pari all’80% dell’ultimo salario, che può essere riconfermato per quattro anni, e un presalario per gli universitari maggiore ai 600 euro.

Non è fantapolitica, signor Ministro; e non è demagogia, come invece lo sono le sue periodiche trovate autopromozionali.

Appelli, donne e politica

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Anche io sono indignata dal modo in cui il presidente del Consiglio in carica offende quotidianamente le donne: la loro intelligenza, il loro talento, il loro corpo. Vorrei che Silvio Berlusconi si dimettesse per molte ragioni, non ultima la sua personale responsabilità nell’avere, attraverso il controllo dei media, contribuito a diffondere linguaggio e sentimenti umilianti, sprezzanti e volgari per tutti, non solo per le donne.

Proprio per questo non riesco a firmare l’ennesimo appello lanciato, attraverso le pagine della Repubblica, contro la “cretinizzazione delle donne, della democrazia, della politica” di cui il premier è massima espressione.

Espressione massima, non solitaria. Poiché noi donne, nel nostro Paese, subiamo ogni giorno, e negli ultimi decenni in modo più scoperto e violento, quelle umiliazioni e quelle offese.
Le subiamo nel mondo del lavoro, discriminate e costrette ad accettare trattamenti economici e di carriera senza motivo inferiori a quelli degli uomini.
Le subiamo nel mondo dello studio e della ricerca, dove le posizioni e i riconoscimenti più elevati sono quasi esclusivo appannaggio degli uomini.
Le subiamo nelle famiglie, dove avvengono il maggior numero di violenze contro le donne (violenze psicologiche, oltre che fisiche).
Le subiamo nel confronto con l’istituzione sanitaria, quando il diritto all’autodeterminazione in caso di aborto e di scelte riproduttive ci viene reso sempre più difficile se non impossibile.
Le subiamo nella vita politica, dove la presenza delle donne è invocata a parole ma costantemente ostacolata nei fatti.
Infine, le subiamo ogni minuto nelle trasmissioni televisive, nei manifesti pubblicitari, sulle pagine dei giornali, con i nostri corpi denudati e sezionati come carne da macello.

Silvio Berlusconi non è che un importante ispiratore, nonché lieto utilizzatore, di questo scempio. Mandare via lui, fermarlo, come scrivono le autrici dell’appello, non ci riporterà d’un tratto a condizioni di civiltà e libertà.

Allora vorrei chiedere, anzitutto ai promotori degli appelli di questi giorni, che si impegnino da subito attivamente a rappresentare l’impegno, il talento, l’immagine delle “donne della realtà”, e che questo compito non sia affidato solo alle donne.

Come scriveva quasi un secolo fa Virginia Woolf ne Le tre ghinee: “il modo migliore per aiutarvi (…) non è di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi. (…) il fine è il medesimo: affermare il diritto di tutti – di tutti gli uomini e di tutte le donne – a vedere rispettati nella propria persona i grandi principi della giustizia, dell’uguaglianza e della libertà”.

Quando nelle copertine, sui manifesti e nei talk show inizieranno a comparire le precarie, le operaie, le insegnanti, le lesbiche e le madri, anche quelle brutte, basse e non più giovani, allora manderemo davvero a casa Berlusconi, perché avremo sconfitto le idee che lui rappresenta.

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