Per coloro che preferiscono leggere, qui c’è il testo che ho scritto per realizzare il video. Quando scrivo, i pensieri si chiariscono e la forma che assumono non è indipendente dai contenuti che mi preme comunicare: per questo ho preferito leggere, facendolo apertamente.
Giacomo Di Girolamo, scatenando il putiferio dentro Facebook e non solo, mette in giro un appello dal titolo eloquente: “Ma io per il terremoto non do nemmeno un euro”.
Adriano Sofri, dalle colonne di Repubblica, così conclude il suo commento: “Gli italiani che hanno mandato il loro obolo ai loro vicini d’Abruzzo si sono magari, anche, lavati a buon prezzo la coscienza: ma certamente, la gran maggioranza di loro, dunque indipendentemente dal sentimento politico, si sono fatti il regalo di aiutare i loro simili di cui era così facile vedere e immaginare il dolore”.
Penso che ogni gesto di solidarietà sia da salvaguardare come un dono prezioso, per il bene che produce anzitutto in chi lo compie.
Ma è pur vero che la confusione sotto il cielo è grande, se per primo il presidente del Consiglio sovrappone (o elude) le responsabilità politiche con i gesti di carità. Impegnare il governo in aiuti e ricostruzione e sollecitare le indagini sulla malaedilizia non è come ospitare i terremotati in “tre delle sue case” o regalare dentiere.
L’indignata e provocatoria lettera di Di Girolamo, che consiglio di leggere integralmente qui (grazie a Vittorio Zambardino) dovrebbe farci riflettere, esigere che i diritti vengano rispettati, e poi lasciarci liberi di aiutare ed essere aiutati…
Il 6 e 7 giugno potremo votare per il rinnovo del Parlamento europeo: parlamento nel quale oggi siedono 783 deputati in rappresentanza dei 27 Paesi che compongono l’Unione. All’Italia spetta il compito di eleggere 72 parlamentari, e tra questi potrei esserci anche io: sono, infatti, tra i candidati indipendenti presenti nelle liste dell’Italia dei valori.
La mia storia, e le ragioni fondamentali per le quali ho scelto di candidarmi, le trovate qui e qui: durante la campagna elettorale, dai post di questo blog, per la strada e negli incontri che organizzeremo, cercherò di spiegare meglio, di raccontare cosa vorrei fare e come, ma soprattutto di ascoltare ciò che avete da dire, quanto vi aspettate da un’istituzione che appare ancora tanto lontana rispetto alla nostra vita quotidiana.
Vorrei che tali occasioni di incontro divenissero adeguati momenti di confronto tra noi, così come l’avvio della campagna è diventato un laboratorio di discussione per il gruppo di persone che ha scelto di sostenermi.
Un primo obiettivo che mi propongo è quello di far cambiare idea a qualcuna delle tante persone che pensano di non andare a votare. Io penso che ne valga la pena, se riusciamo a parlarci e condividere alcune idee fondamentali e il modo in cui vogliamo che queste idee circolino tra noi.
Da anni, con il mio lavoro, mi occupo di politica culturale: questo sarà il filo del mio impegno, durante la campagna elettorale e dopo, se mi eleggerete. Avrò bisogno di buoni consigli e di imparare le molte cose che non conosco, della politica europea, di quanto possiamo fare per cambiarla, di quello che ci aspettiamo da un’Europa che sappia svolgere il suo ruolo di pace e di cerniera culturale tra Nord e Sud, Est e Ovest del mondo.
“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita” (Enrico Berlinguer).