Che sia stata una pessima campagna elettorale, questa per l’elezione del Consiglio regionale del Lazio, l’abbiamo scritto in molti. Funestata fino all’ultimo dalle guerre intestine alla coalizione di centro-destra, manifestatesi nella mancata presentazione della lista Pdl in provincia di Roma e dei successivi contestazioni, ricorsi, decreti ad listam e compagnia.
Toni alti contro presunti attacchi alla libertà, mentre si tenta il colpo definitivo alla libera informazione (in Rete, oltre che nella stampa e nella Tv); ingerenze, come quelle delle gerarchie ecclesiastiche, leste nell’entrare dentro la pancia delle donne ma cieche e conniventi sulle tragedie che coinvolgono la Chiesa; propaganda del regime della ruberia generalizzata nell’assenza di qualsivoglia politica di governo contro la crisi; miserie e offese di ogni risma elargite agli avversari ma pure ai complici, preferibilmente donne.
Tutto questo e di più, come recitano le cronache di queste settimane. E perciò, continuare a dire qualcosa di sensato sulle politiche regionali, parlare di rifiuti o sanità, ragionare di libertà digitali o fondi europei rischiava di apparire a volte un cambiar discorso, quasi che l’agenda dovesse essere dettata solo dall’ultimo sopruso compiuto sulla pelle dei cittadini.
Vabbè, noi l’abbiamo fatto lo stesso, con molta testardaggine e un po’ di buona volontà. Usando la Rete e la voce bassa, passando parola e senza soldi, battendoci contro il degrado del paesaggio visivo operato dai faccioni imposti dai potenti di ogni risma e senza camuffare i comitati elettorali in sedi di partito.
Siamo arrivate alla fine stremate, ci abbiamo creduto e ce l’abbiamo messa tutta, fino all’ultimo istante.
Ora non mi resta che dire grazie a tutte e tutti. Non posso fare i nomi di ciascuna e ciascuno, ma ne posso fare uno per tutti. Grazie Giusy.
PS Stasera, per chi fosse a Roma e avesse voglia di aspettare i risultati con noi, ci vediamo come sempre in Via Labicana 24 (a casa mia) a partire dalle 18.30.
Care amiche, cari amici,
siamo alla fine di una campagna elettorale confusa e incerta, in cui il confronto politico è scomparso, in cui abbiamo visto tornare in campo il peggior volto del voto di scambio (50 euro a voto fotografato con il cellulare, in una famiglia di sei persone fanno la differenza a fine mese: così siamo ridotti).
Ecco che allora, al di là dei programmi e delle idee, buone o meno, che ho provato a tirar fuori in questi due mesi (è tutto nel blog), torna la ragione fondamentale per cui mi trovate candidata, per cui mi avete incoraggiata e sostenuta: il bisogno di giustizia.
La giustizia mortificata dai soprusi perpetrati dai forti sui deboli, la giustizia elusa dagli evasori, ingannata da chi non riconosce al lavoro legittima dignità, la giustizia negata alle vittime della mafia e delle stragi, la giustizia offesa da chi la ignora e se ne sente al di sopra, immune alle leggi e alle regole sulle quali ha giurato.
Da qui ci tocca ricominciare, e questo sarà il mio primo e fondamentale impegno: battermi contro il partito degli affari. Quel partito trasversale che affonda le sue unghie nelle risorse pubbliche, che corrompe e trasforma in sistema mafioso la gestione della sanità e quella dei rifiuti, che rimuove le tutele e privatizza i beni comuni, ambientali e culturali, che specula sul territorio violando l’esistenza di chi ci vive.
Cultura, ricerca, innovazione per me sono obiettivi irrinunciabili per un risveglio della coscienza civile e democratica, strumenti fondamentali per uscire dalla crisi. Il ripristino della legalità e la trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica costituiranno il nucleo del mio lavoro nel Consiglio regionale.
Considero questo mio impegno un servizio per tutti noi, con un mandato a tempo determinato di due legislature al massimo. Ho un lavoro che amo e anche l’insegnamento all’università fa ormai parte della mia vita: a queste passioni voglio tornare a dedicarmi prima possibile. Nel frattempo lavorerò perché al mio posto possano entrare giovani pieni di fresche energie che abbiano le capacità e la volontà di restituire alla nostra regione e al nostro Paese la dignità che meritano.
Ci voglio provare: cambiamo la politica e riprendiamoci la parola. Se pensate che io possa farlo, vi chiedo di votarmi, e di spiegare ad amici e conoscenti perché lo farete.
Qualche breve istruzione sul voto di domenica e lunedì, per chi vuole eleggere me al Consiglio regionale ed Emma Bonino governatrice della regione Lazio.
Si vota domenica 28 marzo (dalle ore 8 alle 22) e lunedì 29 marzo (dalle 7 alle 15): ricorda di portare con te il certificato elettorale e un documento d’identità valido. Se non hai ricevuto il certificato richiedilo all’ufficio elettorale della circoscrizione: sono sempre aperti in questi giorni.
In basso c’è la scheda che ci consegneranno, nella quale sono in evidenza solo i simboli e i nomi che ti chiedo di votare.
Per votare me: BARRA IL SIMBOLO della lista DI PIETRO-IDV in cui sono candidata (circoscrizione di Roma e provincia) e scrivi CAPELLI nella riga accanto al simbolo.
Per votare la coalizione che sostiene Emma Bonino alla guida della regione: BARRA il nome EMMA BONINO.
Non basta scrivere il mio nome per assegnare il voto anche alla candidata governatrice: occorre fare DUE croci. Se metti una croce sul simbolo di Idv e scrivi il mio nome senza barrare anche il nome di Emma Bonino il tuo voto NON andrà automaticamente alla coalizione che sostengo.
Per finire: ANDARE A VOTARE È UN DIRITTO, ESERCITIAMOLO.
Una regione per cervelli fertili, questo vorrei che divenisse il nostro territorio.
Un luogo dove le intelligenze e la creatività siano premiate, dove lo studio e la ricerca siano considerate una preziosa risorsa per tutta la comunità e non un peso per le famiglie o un inciampo del quale liberarsi al più presto.
Investire nel futuro dei giovani, fare in modo che lo studio divenga un piacere si può e si deve fare. L’estensione delle borse di studio, una politica degli alloggi a prezzi contenuti, abbonamenti gratuiti per la mobilità locale, luoghi collettivi per la ricerca e lo studio, accesso alla formazione, stage retribuiti: sono impegni che la regione deve assumere per cambiare il volto delle nostre città e dei nostri paesi, trasformandoli in poli di sviluppo e richiamo internazionale. Va estesa e resa un diritto universale (e non solo un sostegno ai più bisognosi) la legge sul reddito minimo garantito, considerandola un diritto di tutti, soprattutto dei giovani.
Numerose attività di formazione e ricerca sono finanziate dall’Unione Europea: è necessario e possibile un utilizzo più ampio di tali fondi, esercitando un controllo e una valutazione puntuali su beneficiari e risultati conseguiti.
Valorizzare l’inventiva e il talento dei giovani significa premiare le eccellenze: università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e private possono concorrere alla costruzione di una rete interuniversitaria, aperta alla collaborazione con le imprese, stimolando lo sviluppo della creatività, in particolare di giovani e donne, e sostenendo le iniziative indipendenti. Ricerca scientifica e innovazione tecnologica, integrate con le arti e i beni culturali, possono attrarre risorse e determinare uno sviluppo imprenditoriale utilizzando un contesto, quale il nostro, unico al mondo.
I lavori della conoscenza sono e saranno sempre più il volto del nostro secolo: la formazione permanente, la mobilità e il cambiamento rappresentano la vera sfida del futuro. Il desiderio di migliaia di giovani, non è un posto fisso magari ottenuto per favore, ma di vedere riconosciuto il proprio valore e di poter partecipare alla crescita della propria comunità.
Le assemblee regionali, quelle che stiamo per rieleggere, non possono approvare né eliminare le leggi dello Stato; possono favorirne o meno l’applicazione, possono varare altre leggi e soprattutto fare in modo che a guidare le scelte per l’amministrazione dei territori sia la buona politica per le cittadine e i cittadini, siano essi bianchi, gialli e anche rossi.
Quella politica buona vede due persone mano nella mano e ha il dovere di accompagnarle nella vita comune, se lo vorranno: come siano assortiti i sessi tra loro non può e non deve riguardare la legge. Perciò mi batterò perché nella regione Lazio si riconoscano presto le unioni di fatto.
La politica buona vede i bambini tutti uguali; a ciascuno di loro sa parlare nella lingua dell’accoglienza, sapendo che insieme comporranno città varie e curiose di esplorare altri mondi. Per questo a loro, ai loro genitori, vanno riconosciuti diritti, oltre che richiesti doveri: il diritto di essere cittadini e di votare nel luogo in cui vivono, anzitutto.
La buona politica riconosce la sofferenza e capisce quando deve arrestarsi davanti alla soglia di una persona morente; consentire a ciascuno di noi di scrivere il proprio testamento biologico è il modo per la politica di essere con le persone, non sopra di esse.
La buona politica sostiene i cittadini nelle loro libere scelte e determina i valori non negoziabili per il bene della propria comunità. Per questo l’appello al voto del cardinal Bagnasco è irricevibile. Perché chiunque pretenda di imporre la visione sua, o della sua Chiesa, sul corpo di tutti (ma specialmente di tutte), fingendo di ignorare la reale condizione umana e calpestando le decisioni già assunte dai cittadini, ecco, chiunque faccia questo, sappia che le leggi dello Stato non si cambiano dal pulpito, che le cittadine e i cittadini italiani sanno distinguere la religione dalla politica e che il voto, in questo Paese, è ancora un voto libero.
Questo è il titolo che Loretta Napoleoni ha dato a un suo intervento del 14 gennaio (pubblicato sul suo blog e poi ripreso da numerose altre testate d’informazione), spiegando le ragioni per cui avrebbe dato continuità all’impegno cui era stata chiamata da un gruppo di cittadini che le avevano chiesto di partecipare alle primarie della coalizione di centro-sinistra nel Lazio.
La “chiamata” a Loretta è stata realizzata attraverso un gruppo nato su Facebook e qui continua a operare un nuovo gruppo, raccoltosi attorno allo stesso titolo dell’articolo, che riflette e produce analisi sul territorio della regione Lazio e si prepara a organizzare e rendere visibili le proposte di una rete di cittadini accomunati dall’intento di rinnovare profondamente il sistema politico.
Loretta ha quindi intenzione di non mollare, e ne spiega le ragioni in questa intervista di cui si può leggere il testo più in basso.
LUISA
Allora, ciao Loretta. Con me c’è Loretta Napoleoni, con la quale vogliamo discutere un po’ della situazione della regione Lazio e della ragione per la quale insieme ad altri amici, nel momento in cui si presentava l’opportunità di svolgere le primarie nel Lazio per scegliere il candidato o la candidata governatrice della regione, un gruppo di amici, tra cui la sottoscritta, hanno proposto il nome di Loretta perché pensavamo che questo fosse un buon modo per smuovere il sistema politico e introdurre una dinamica nuova nella scelta delle persone che potessero svolgere questo compito. E quindi adesso io chiedo a Loretta di sintetizzare ancora una volta la ragione per cui lei avrebbe accettato di competere in questa possibilità delle primarie.
LORETTA
Bene, grazie Luisa. Dunque, io ho accettato perché per prima cosa mi è stata fatta quest’offerta da un gruppo di Facebook, quindi da un gruppo che veniva dalla base della piramide elettorale. La mia idea era di organizzare un gruppo di esperti, di chiamare ad aiutarmi in quest’avventura dei professionisti. E questo non perché non credo nella figura del politico in generale, ma semplicemente perché io sono convinta che siamo arrivati a un punto, in Italia ma anche in molti altri paesi dell’occidente, in cui c’è bisogno di una pausa in questa corsa della politica nella quale si inserisce un elemento di alta professionalità per rimettere un po’ le cose in ordine.
LUISA
Questo che tu poni, Loretta, sicuramente è uno dei problemi grandi. Forse enfatizzare il termine “società civile” non è neanche completamente giusto. D’altra parte uno degli aspetti più negativi attraverso cui si manifesta questa chiusura e crisi profondissima della politica, anche a mio parere dipende dal fatto che la politica non ha nessun interesse a rinnovarsi, a far entrare risorse nuove al suo interno. Noi abbiamo appunto una quantità di “professionisti della politica” che sono sulla scena da decenni e che continuano ad essere sempre gli stessi. A conclusione provvisoria di quest’esperienza delle primarie Loretta ha scritto un documento che è stato pubblicato anche sulla stampa che si intitola “Per un Rinascimento politico nella regione Lazio”. Ce lo spieghi meglio, Loretta?
LORETTA
Sì, dunque, l’idea è di non abbandonare la lotta politica semplicemente perché non ci sono state le primarie o perché magari uno non viene eletto, ma di continuare questo discorso verso un rinnovamento politico che sia un rinnovamento che nasce dalla base, dalla società civile. Non c’è più contatto reale tra la classe politica e l’elettorato. Quindi l’idea di fondo è tornare a parlare con l’elettorato, di tornare alla base di questa società civile e attraverso l’interazione con la società civile tirare fuori una nuova formula per la politica che, come dicevo prima, deve essere una formula basata sulla professionalità di chi decide di prendersi la responsabilità di essere un politico per un determinato periodo di tempo chiaramente non illimitato. E tornare a considerare questo mandato come un dovere, non più come una sorta di diritto.
LUISA
Sono molto molto d’accordo con le cose che diceva Loretta. Una delle idee sulle quali stiamo ragionando è infatti quella di costruire una rete di persone che intanto inizino anche a produrre dei materiali da mettere a disposizione per tutti i coloro che – e siamo fondamentalmente donne per il momento che stiamo lavorando a questo progetto – si vorranno impegnare in questa operazione di riforma della politica che però sa di aver bisogno, oltre che dell’entusiasmo, della passione, della voglia di cambiare quanto in questo paese non funziona, ma anche di ricominciare a studiare, a conoscere profondamente le cose. Forse su questo ti potrei chiedere ancora di dire qualcosa.
LORETTA
Sì, dunque, io penso che bisognerà organizzarsi in modo tale da individuare le aree più importanti. Al momento io sono convinta che le aree più importanti nel futuro, ma anche oggi, siano da una parte la sanità, dall’altra parte l’ambiente, che in realtà sono due aspetti che si relazionano tra loro. E quindi, focalizzarsi su questi aspetti, creare dei gruppi di ricerca sempre a livello di società civile, sempre a livello di iniziativa volontaria di chi vuol far parte di questo gruppo di lavoro e studiare questi aspetti facendo delle proposte concrete. Una volta che abbiamo queste proposte concrete, usare queste proposte concrete per contrastare in un certo senso quelle che sono le politiche che vengono portate avanti nel Lazio, ma anche in Italia, da una classe politica che purtroppo ha perso completamente il contatto con la base della società civile. E usare queste proposte per spingere questa classe politica a prendere in considerazione alternative che sono più vantaggiose per chi nel Lazio ci vive quotidianamente senza invece gestirlo. Noi rischiamo di trovarci in una situazione ancora più seria se non ci mobilitiamo oggi. Purtroppo questo è un momento storico in cui c’è bisogno che la società civile torni a far sentire la propria voce e torni a prendere le redini della gestione della propria vita.
LUISA
Torniamo per un momento alla situazione nel Lazio come esempio. Come sai io ho scelto come uno dei terreni fondamentali della mia campagna elettorale quello della lotta contro il partito trasversale degli affari e in particolare battendomi contro una delle manifestazione di questo partito trasversale degli affari che è quella degli investimenti nel campo della gestione dei rifiuti. Se noi scegliamo però, come dicevi tu di mettere al primo posto la salute, le modalità per effettuare risparmio nella spesa pubblica, noi automaticamente facciamo fuori queste scelte. Allora ci vogliono politici che nel fare scelte di questo tipo immediatamente si mettano in rapporto con i cittadini e chiedano ai cittadini finalmente “Ma voi, cosa volete?”.
LORETTA
Certo. Secondo me questo qui è un discorso fondamentale. Guardando un po’ alla piramide dell’ambiente il rifiuto è la parte più bassa. Iniziamo da lì e poi man mano saliamo fino al livello dell’energia. Chiedere alla gente quali sono le proprie esigenze, dimenticarsi questo aspetto degli affari e quindi dell’elemento dell’economia criminale che poi è intrinsecamente legato da sempre al mercato dei rifiuti, come lo è al mercato delle costruzioni – sono settori dov’è facile questa penetrazione – e fare una politica che tenga presente il mantenimento, la difesa ma anche la rinascita dell’ambiente. Io non credo che sia difficile, ci sono tantissimi esempi in giro per il mondo di regioni che l’hanno fatto. Quindi, come l’hanno fatto gli altri lo possiamo fare noi. Però ci vuole una volontà politica.
LUISA
Mi pare che per ora ci possiamo fermare qua. Io ti ringrazio molto, Loretta, torno a fare campagna elettorale.
LORETTA
Arrivederci.