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Uno spettacolo sconfortante, quello cui stiamo assistendo nel centro sinistra in vista delle prossime elezioni regionali.
I risultati delle europee di giugno, la bocciatura del lodo Alfano, l’irrompere dello straordinario popolo viola, e, soprattutto, le drammatiche emergenze che affliggono il Paese, lasciavano sperare che nel centro sinistra si trovasse finalmente il coraggio di voltare pagina e restituire alla politica la dignità che cupidigia e insipienza le hanno sottratto troppo a lungo.
Invece si persevera, e siamo costretti ad assistere al consueto teatrino di, più o meno palesi, incontri al vertice, veti incrociati e accordi privati.
Alla paralisi si alterna la zuffa, ma il risultato è ovunque a somma negativa: Lazio vs Puglia 0 a 0. E mentre sotto i riflettori continuiamo a vedere i comprimari, i protagonisti restano quei signori sempreverdi, affaristi della sanità, delle costruzioni, dei rifiuti (Angelucci, Caltagirone, Cerroni, per tacere i nomi delle famiglie criminali) che ormai nella politica fanno il buono e cattivo tempo.
Le primarie, che avrebbero almeno il pregio di avviare una discussione trasparente, rimangono per ora un desiderio: candidature e coalizioni si decidono a trattativa privata.
Per questo ho scelto di sostenere Loretta Napoleoni come candidata alla guida della regione Lazio: la sua competenza è indiscussa, la sua distanza da certe stanze del potere una garanzia, il suo coraggio esemplare nella palude di pavidità che ci circonda.