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Le assemblee regionali, quelle che stiamo per rieleggere, non possono approvare né eliminare le leggi dello Stato; possono favorirne o meno l’applicazione, possono varare altre leggi e soprattutto fare in modo che a guidare le scelte per l’amministrazione dei territori sia la buona politica per le cittadine e i cittadini, siano essi bianchi, gialli e anche rossi.
Quella politica buona vede due persone mano nella mano e ha il dovere di accompagnarle nella vita comune, se lo vorranno: come siano assortiti i sessi tra loro non può e non deve riguardare la legge. Perciò mi batterò perché nella regione Lazio si riconoscano presto le unioni di fatto.
La politica buona vede i bambini tutti uguali; a ciascuno di loro sa parlare nella lingua dell’accoglienza, sapendo che insieme comporranno città varie e curiose di esplorare altri mondi. Per questo a loro, ai loro genitori, vanno riconosciuti diritti, oltre che richiesti doveri: il diritto di essere cittadini e di votare nel luogo in cui vivono, anzitutto.
La buona politica riconosce la sofferenza e capisce quando deve arrestarsi davanti alla soglia di una persona morente; consentire a ciascuno di noi di scrivere il proprio testamento biologico è il modo per la politica di essere con le persone, non sopra di esse.
La buona politica sostiene i cittadini nelle loro libere scelte e determina i valori non negoziabili per il bene della propria comunità. Per questo l’appello al voto del cardinal Bagnasco è irricevibile. Perché chiunque pretenda di imporre la visione sua, o della sua Chiesa, sul corpo di tutti (ma specialmente di tutte), fingendo di ignorare la reale condizione umana e calpestando le decisioni già assunte dai cittadini, ecco, chiunque faccia questo, sappia che le leggi dello Stato non si cambiano dal pulpito, che le cittadine e i cittadini italiani sanno distinguere la religione dalla politica e che il voto, in questo Paese, è ancora un voto libero.
Il 6 e 7 giugno potremo votare per il rinnovo del Parlamento europeo: parlamento nel quale oggi siedono 783 deputati in rappresentanza dei 27 Paesi che compongono l’Unione. All’Italia spetta il compito di eleggere 72 parlamentari, e tra questi potrei esserci anche io: sono, infatti, tra i candidati indipendenti presenti nelle liste dell’Italia dei valori.
La mia storia, e le ragioni fondamentali per le quali ho scelto di candidarmi, le trovate qui e qui: durante la campagna elettorale, dai post di questo blog, per la strada e negli incontri che organizzeremo, cercherò di spiegare meglio, di raccontare cosa vorrei fare e come, ma soprattutto di ascoltare ciò che avete da dire, quanto vi aspettate da un’istituzione che appare ancora tanto lontana rispetto alla nostra vita quotidiana.
Vorrei che tali occasioni di incontro divenissero adeguati momenti di confronto tra noi, così come l’avvio della campagna è diventato un laboratorio di discussione per il gruppo di persone che ha scelto di sostenermi.
Un primo obiettivo che mi propongo è quello di far cambiare idea a qualcuna delle tante persone che pensano di non andare a votare. Io penso che ne valga la pena, se riusciamo a parlarci e condividere alcune idee fondamentali e il modo in cui vogliamo che queste idee circolino tra noi.
Da anni, con il mio lavoro, mi occupo di politica culturale: questo sarà il filo del mio impegno, durante la campagna elettorale e dopo, se mi eleggerete. Avrò bisogno di buoni consigli e di imparare le molte cose che non conosco, della politica europea, di quanto possiamo fare per cambiarla, di quello che ci aspettiamo da un’Europa che sappia svolgere il suo ruolo di pace e di cerniera culturale tra Nord e Sud, Est e Ovest del mondo.
“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita” (Enrico Berlinguer).